Il contrabbando di chip IA Nvidia ha assunto un ruolo centrale nel confronto tecnologico tra Stati Uniti e Cina. Nonostante le restrizioni imposte da Washington, i semiconduttori Nvidia continuano a raggiungere il mercato cinese attraverso rotte non ufficiali. Una realtà che sta sollevando interrogativi su efficacia dei controlli e implicazioni geopolitiche.
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Il dilemma di Nvidia nel mercato cinese
Il mese scorso Jensen Huang, capo di Nvidia, ha inviato un messaggio chiaro all’amministrazione Trump: l’azienda produttrice dei principali chip di intelligenza artificiale (IA) al mondo intende “servire senza riserve il mercato cinese”.
Huang, in particolare, ha affermato che perdere il mercato cinese dell’IA rappresenterebbe una perdita enorme, in un mercato destinato a crescere in modo significativo nei prossimi anni, poiché l’azienda produttrice di chip si trova ad affrontare restrizioni sempre più severe sulle esportazioni imposte da Washington.
In effetti, pochi giorni prima il governo americano aveva ulteriormente vietato a Nvidia di vendere anche il suo ultimo microprocessore H20 alla Cina, segnando i primi limiti importanti che la seconda amministrazione Trump ha imposto alla tecnologia.
Dopo che Biden aveva deciso restrizioni all’esportazione a Nvidia nel 2022, l’azienda, infatti, si è vista costretta a modificare anche il chip H100 in modo da non essere coperto dalle restrizioni, con il risultato che la sua evoluzione, l’H20 appunto, è stato venduto solo in Cina.
Le recenti misure restrittive sono arrivate in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, caratterizzate da una guerra commerciale in crescita e dal timore per Washington di perdere la supremazia nell’intelligenza artificiale a favore di Pechino.
Ma nonostante tutto ciò, i chip Nvidia continuano ugualmente ad arrivare agli sviluppatori di IA cinesi attraverso vari canali, quali i mercati paralleli di contrabbando o con l’utilizzo di data center cloud of shore.
E va anche aggiunto che, nonostante i controlli sulle esportazioni, il problema del contrabbando di tecnologia sofisticata americana continua a persistere, non solo con riferimento ai semiconduttori dove la posta in gioco è data da potenziali applicazioni militari, oltre che commerciali.
A gennaio, l’amministrazione Biden ha presentato il suo “AI Diffusion Framework“.
In particolare, questa norma:
- pone tetti specifici per Paese, insieme a un regime di licenze sulle esportazioni di semiconduttori che avrebbe un impatto particolare sui chip GPU che sono alla base di applicazioni chiave dell’IA, come lo sviluppo di grandi modelli linguistici LLM;
- stabilisce dove spedire i chip americani essenziali per l’IA;
- determina dove costruire i data center che creano l’IA, con una preferenza per gli Stati Uniti e i suoi alleati.
Tuttavia, l’amministrazione Trump starebbe pianificando di modificare questa normativa, forse legando l’accesso ai chip a negoziati commerciali più ampi con Pechino, ma non ha ancora annunciato alcuna modifica.
Un membro del Congresso degli Stati Uniti, inoltre, è pronto a presentare una proposta di legge volta a monitorare i chip IA, compresi quelli di Nvidia, per impedirne l’introduzione illegale in Cina.
L’appello di Nvidia
Il mercato cinese dell’intelligenza artificiale dovrebbe raggiungere i 50 miliardi di dollari nei prossimi due o tre anni, ha dichiarato Huang. “Sarebbe una perdita enorme non poterlo gestire come un’azienda americana”, ha concluso.
Vendere alla Cina aiuterebbe anche a riportare entrate negli Stati Uniti, contribuendo al pagamento delle tasse e contribuendo a “creare molti posti di lavoro”, ha aggiunto. “Il mondo oggi è dinamico. Bisogna solo rimanere flessibili”.
Come detto, le osservazioni giungono mentre il gigante statunitense dei semiconduttori è alle prese con l’impatto dei controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, che sono stati recentemente estesi ai suoi chip H20 AI fatti su misura per la Cina dove Big Tech, tra cui Tencent Holdings e ByteDance, utilizzano attualmente questi chip per sviluppare e addestrare i loro modelli di IA.
E’ stato ad inizio maggio, durante un incontro a porte chiuse con i legislatori statunitensi, che Huang ha anche espresso preoccupazione per i progressi compiuti da Huawei Technologies nell’ambito dell’IA.
Il dibattito con la Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha riguardato i chip AI di Huawei, insieme ai potenziali effetti delle restrizioni statunitensi sui chip Nvidia in Cina.
Un membro dello staff congressuale ha sottolineato il rischio di un aumento della domanda globale di chip Huawei se i futuri modelli di intelligenza artificiale saranno ottimizzati per l’hardware di questa azienda.
Il CEO di Nvidia ha anche chiesto una revisione delle normative statunitensi sulle esportazioni di tecnologia AI, sottolineando la necessità per le aziende americane di espandere l’intelligenza artificiale a livello globale, rilevando, al contempo, l’incertezza in merito al sistema di qualificazione a più livelli proposto dall’amministrazione Biden con l’Export Control for Artificial Intelligence (AI) Diffusion.
Chip nVidia modificati per aggirare i divieti
Negli ultimi anni, l’America ha cercato di ostacolare la Cina nella corsa all’intelligenza artificiale, controllando l’accesso ai suoi semiconduttori avanzati.
Nvidia ha iniziato a vendere i chip H20 in Cina all’inizio del 2024, dopo che i suoi microprocessori avanzati A100, H100, A800 e H800 AI sono stati sottoposti dagli USA a controlli sulle esportazioni per far fronte a problemi di sicurezza nazionale.
Per conformarsi alle nuove restrizioni e non perdere il fiorente mercato cinese, Nvidia ha deciso di offrire versioni modificate dei suoi chip. Per questo, subito dopo che anche il modello H2O, progettato su misura per i clienti cinesi in conformità con le precedenti normative sulle esportazioni, è stato bandito dall’esportazione, Huang ha fatto una visita a sorpresa in Cina. Prima del viaggio, l’azienda aveva annunciato che queste ultime restrizioni le sarebbero costate 5,5 miliardi di dollari.
Come funziona il contrabbando di chip IA nVidia
Nonostante i divieti, i chip Nvidia continuano a finire nelle mani degli sviluppatori di IA cinesi attraverso vari metodi. Secondo un’indagine, ciò avviene principalmente attraverso l’affitto di data center offshore, oppure acquistando chip tramite intermediari poco trasparenti che trafficano direttamente in Cina.
Questi ultimi, in particolare, sfruttano una catena di approvvigionamento messa in piedi per aggirare le sanzioni, con i microprocessori spediti attraverso paesi terzi non coperti dalle restrizioni americane. In sostanza, le merci passano attraverso diverse giurisdizioni e società di facciata per occultarne l’origine, con i documenti di esportazione falsificati e i prodotti etichettati erroneamente per eludere la dogana.
Erich Grunewald dell’Institute for AI Policy and Strategy, un think tank con sede a San Francisco, stima che l’anno scorso i chip americani di contrabbando abbiano rappresentato tra un decimo e la metà della capacità di addestramento di modelli di IA in Cina.
Un’altra “porta” di ingresso, che consente di bypassare le restrizioni statunitensi, consiste nell’affittare data center off shore. Johor, una zona della Malesia meridionale, situata sul confine con Singapore, si presta a questa attività. Lì, aziende cinesi come ByteDance, proprietaria di TikTok, hanno affittato capacità dei data center. Ricorrendo, dunque, al leasing di capacità cloud, le aziende cinesi riescono ad accedere a chip che non possono essere importati in Cina.
SemiAnalysis, una società di consulenza, stima che quasi la metà della capacità prevista per i data center di Johor nel 2027 integrerà processori di intelligenza artificiale come quelli di Nvidia.
Un avvocato che fornisce consulenza alle aziende della regione ha affermato che è relativamente facile per le imprese cinesi ottenere chip di intelligenza artificiale soggetti a restrizioni aprendo filiali locali.
D’altra parte, da tempo diversi esperti di intelligence evidenziano come gli esportatori cinesi stanno adottando differenti tattiche per evitare le pesanti tariffe statunitensi, tra cui il reindirizzamento delle spedizioni attraverso Paesi terzi per mascherarne l’origine. Questa strategia, nota come “place-of-origin washing”, prevede l’invio di merci attraverso nazioni come la Malesia, il Vietnam, la Thailandia e la Corea del Sud prima di riesportarle negli Stati Uniti con certificati di origine appena rilasciati.
Le autorità di Paesi come la Malesia, il Vietnam e la Tailandia stanno indagando su questa pratica e stanno prendendo provvedimenti per rafforzare i controlli sull’origine.
Gli esportatori cinesi di solito vendono le merci “franco a bordo” (FOB), il che significa che la responsabilità viene trasferita agli acquirenti una volta che le merci lasciano la Cina, il che rende difficile l’applicazione della legge.
Un altro metodo segnalato consiste nel mescolare articoli ad alto costo con merci più economiche per abbassare il valore complessivo dichiarato delle spedizioni. Si dice che gli intermediari offrano soluzioni tariffarie di “gray area” per le piccole e medie imprese.
La difesa di Nvidia
L’azienda insiste nel dichiarare di rispettare le normative americane sulle esportazioni. Tuttavia, la sua filiera è molto lunga. Nvidia fornisce processori a Google e Microsoft e a produttori di apparecchiature come Dell e Supermicro, che li integrano nei server. Pertanto, la responsabilità della compliance è diffusa. I fornitori di servizi cloud e le aziende hardware dovrebbero verificare i propri clienti. A sua volta, Nvidia conduce audit periodici, ma la supervisione non è omogenea e i server, dopo aver superato i controlli iniziali, spesso cambiano proprietario senza preavviso. Un dirigente di un produttore di server ha detto che verificare correttamente tutti gli utenti finali è “praticamente impossibile”.
Tentativi normativi contro il traffico illegale
Per questo, si attende l’entrata in vigore di restrizioni attraverso le quali gli Stati Uniti andrebbero a limitare ulteriormente la rete dei contrabbandieri. Le nuove regole non colpiscono solo l’hardware, ma anche i provider cloud che offrono l’accesso, ma c’è il rischio che anche queste ulteriori limitazioni possano fallire.
Le lezioni storiche del controllo tecnologico
La lotta per prevenire il contrabbando di chip IA riflette una sfida ricorrente nell’applicazione del controllo delle esportazioni negli Stati Uniti che dura da decenni e coinvolge molteplici tecnologie.
Analogamente alle attuali preoccupazioni relative ai chip per l’IA, molti Paesi hanno trovato, storicamente, il modo di aggirare i controlli sulle esportazioni di tecnologie sensibili, come dimostrano i recenti casi di DeepSeek che ha dichiarato di aver utilizzato chip Nvidia soggetti a restrizioni per sviluppare propri modelli di IA.
L’intensificarsi degli sforzi di Singapore per far rispettare la legge, compresa l’incriminazione di persone per frodi doganali relative a server potenzialmente contenenti chip Nvidia, dimostra la natura globale di questa sfida e la necessità di una cooperazione internazionale.
Vero è che il problema del contrabbando di tecnologie sofisticate, nonostante i controlli sulle esportazioni, è stato osservato nel tempo con diverse tecnologie, ma ora si sta manifestando nel settore dei chip di intelligenza artificiale, dove la posta in gioco è rappresentata da potenziali applicazioni militari.
Una legge sulla tracciabilità dei chip AI
Un membro del Congresso degli Stati Uniti si appresta a presentare una legge volta a monitorare i chip di intelligenza artificiale, compresi quelli di Nvidia, per impedirne il contrabbando in Cina in violazione dei controlli sulle esportazioni.
Il rappresentante Bill Foster, democratico dell’Illinois, ha annunciato la proposta di legge, che gode di un sostegno bipartisan. Il suo disegno di legge mira a rendere obbligatoria la tecnologia di tracciamento dei chip dopo la vendita e a garantire che quelli privi di licenza non possano essere più utilizzati nel rispetto delle leggi statunitensi sull’esportazione.
Come si è detto, all’interno dell’amministrazione Trump sono emerse preoccupazioni riguardo al contrabbando dei chip di IA di Nvidia a causa della loro importanza nello sviluppo di sistemi avanzati di intelligenza artificiale, compresi quelli che potrebbero essere utilizzati come armi.
Il quadro strategico del reshoring americano
La proposta di legge sulla tracciabilità dei chip mira a completare la più ampia strategia di ricostruzione della produzione nazionale di semiconduttori, avviata nel 2022 con il CHIPS Act, che ha portato allo stanziamento di circa 30 miliardi di dollari in sovvenzioni per 23 progetti in 14 Stati.
Quest’ultima norma, infatti, mira ad aumentare drasticamente la capacità produttiva statunitense di microprocessori logici all’avanguardia, affrontando le vulnerabilità della catena di approvvigionamento che i soli controlli sulle esportazioni non possono risolvere.
Da questo punto di vista, l’impegno di 65 miliardi di dollari di Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. per tre fabbriche a Phoenix e l’investimento di 8,5 miliardi di dollari di Intel in quattro stati, dimostrano come la politica stia già ridisegnando i modelli di investimento globale nei semiconduttori.
L’obbligo di tracciabilità creerebbe un nuovo quadro tecnico e di conformità intorno a questi investimenti, che potrebbe influenzare il modo in cui le aziende di semiconduttori progettano i loro chip e gestiscono le loro catene di fornitura a livello globale.
La legislazione riflette anche l’evoluzione della consapevolezza che il solo reshoring della produzione è insufficiente senza controlli più severi sul luogo in cui i chip avanzati finiscono dopo la produzione.
Limiti delle soluzioni tecniche e proposte alternative
Alcuni esperti hanno proposto soluzioni tecniche, come la disattivazione dei chip utilizzati in luoghi proibiti. Nvidia, però, sostiene che tali controlli a livello hardware introdurrebbero pericolose vulnerabilità e sarebbero inattuabili. Suggerisce invece che strumenti software potrebbero trasmettere all’azienda dati di telemetria limitati, tra cui informazioni sulla posizione e sulla configurazione del sistema, per confermare che i chip si trovino dove dovrebbero essere.
Il valore dell’apertura al mercato globale
Gli Stati Uniti non raggiungeranno il predominio nell’intelligenza artificiale se le loro aziende non riusciranno ad accedere ai mercati globali, ha affermato l’ITIF, un think tank americano. “I mercati statunitensi da soli non sono semplicemente sufficientemente grandi da supportare aziende high-tech competitive a livello globale, che devono avere accesso a mercati globali di dimensioni adeguate per generare i ricavi necessari per reinvestire nel costoso sforzo di immettere sul mercato prodotti di nuova generazione”, ha aggiunto.
Michael Frank, membro del Gruppo 2430, è convinto che “l’America dovrebbe abbracciare l’interdipendenza come arma contro la Cina”. Quanto più gli Stati Uniti e l’Occidente cercheranno di bloccare lo sviluppo tecnologico cinese con misure limitanti, tanto più la Cina sarà costretta ad accelerare il ritmo dell’innovazione indipendente, afferma l’esperto.
Michael Frank scrive per il Project on Technology and National Security e sostiene che i controlli sulle esportazioni di chip di intelligenza artificiale attuati dagli Stati Uniti durante le ultime due amministrazioni hanno prodotto conseguenze negative e indesiderate.
Tra queste, l’accelerazione dello sviluppo tecnologico interno della Cina e la contemporanea perdita di influenza da parte degli Stati Uniti sul comportamento della Cina. Una strategia più efficace sarebbe quella di consentire l’esportazione di alcune tecnologie critiche, che creerebbero una dipendenza strumentale che potrebbe essere sfruttata quando utile agli Stati Uniti.